
L’ascolto attivo secondo Marianella Sclavi
Marianella Sclavi è una sociologa italiana che si occupa di antropologia, arte di ascoltare e gestione dei conflitti. Nel suo libro “Arte di ascoltare e mondi possibili” parla principalmente dell’arte di ascoltare, dell’auto-consapevolezza emotiva e della gestione creativa dei conflitti. Secondo i suoi studi vi sono sette regole cui l’ascolto deve attingere per essere davvero efficace e “attivo”.
Le 7 regole dell’ascolto
Elenchiamole:
- Non avere fretta di arrivare alle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca.
- Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per riuscire a vedere il tuo punto di vista, devi cambiare punto di vista.
- Se vuoi comprendere quel che l’altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva.
- Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico.
- Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti, perché incongruenti con le proprie certezze.
- Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti.
- Per diventare esperto nell’arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare, l’umorismo viene da se.
Le equazioni dell’ascolto attivo
L’autrice sostiene che vi sono tre elementi connessi tra loro in modo circolare e interdipendente, e li esprime in termini di “equazioni psico-antropologiche”:
- ascolto attivo = auto-consapevolezza emozionale + gestione creativa dei conflitti;
- auto-consapevolezza emozionale = ascolto attivo + gestione creativa dei conflitti;
- gestione creativa dei conflitti = ascolto attivo + auto-consapevolezza emozionale.
In altre parole sostiene che per poter mettere in pratica l’ascolto attivo occorre essere consapevoli delle proprie ed altrui emozioni e saper gestire creativamente i conflitti; per essere consapevole delle proprie ed altrui emozioni occorre saper ascoltare in modo attivo e riuscire a risolvere i conflitti n modo creativo; per riuscire a risolvere i conflitti in modo creativo occorre ascoltare in modo attivo ed essere consapevole delle proprie ed altrui emozioni. Sviluppare l’intelligenza emotiva è pertanto alla base dell’ascolto attivo.
Le cornici in cui siamo intrappolati
Il punto di partenza secondo l’autrice sono le “cornici”. L’esempio più significativo è quello dei nove punti: si tratta di unire nove punti disposti a quadrato, facendo quattro linee senza mai staccare alla penna dal foglio. Per risolverlo occorrerà uscire con uno dei segmenti dal limite del quadrato che i punti formano, e quindi dalla sua cornice.
Questo esempio serve per spiegare che normalmente, per risolvere un problema, si cercano le soluzioni all’interno di uno schema che noi diamo per scontato e che lei chiama “cambiamento1”, cioè fare mosse diverse all’interno di una cornice. In questo caso invece occorre cercare la soluzione al di fuori della cornice stessa, utilizzando tutto il foglio, e questo diventa un “cambiamento2”, ovvero bisogna cambiare la cornice stessa.
La Sclavi sostiene che nella vita di tutti i giorni, se non riusciamo a risolvere un problema dopo diversi tentativi, deve nascere il sospetto che si tratti di una problema complesso che richiede di affrontare un cambiamento2 (vedi regola nr. 2). Qui entrano in gioco la resilienza e la capacità di utilizzare sia le proprie potenzialità che i propri talenti innati.
Il concetto di bisocaizione
Per passare da una cornice all’altra viene introdotto il concetto di “bisociazione”, che consiste nel comprendere che un fatto concreto può appartenere contemporaneamente a due sistemi di significato diversi (per es. quando si incontrano tra loro culture e lingue diverse). Il metodo dell’extopia consiste nel vedere l’altro come portatore di una prospettiva autonoma, sensata tanto quanto la nostra e non riducibile ad essa (vedi regola nr. 3).
Nel momento in cui, attraverso la bisociazione, si riesce a vedere il punto di vista e la “ragione” dell’altro, l’effetto che si ottiene è umoristico: la persona ride di se stessa, della propria precedente rigidità, di essersi lasciato catturare da uno schema che riteneva l’unico possibile. (vedi regola nr. 7).
Nella cultura occidentale si tende a pensare che le emozioni disturbano la conoscenza, essendo che interferiscono con una percezione “razionale” delle cose e quindi occorre sopprimerle per non farsi influenzare da esse.
La Sclavi sostiene invece che esse rappresentano degli strumenti preziosi per comprendere ciò che ci circonda (vedi regola nr. 4).
Di conseguenza per rendersi conto che nella situazione problematica operano cornici diverse bisogna focalizzarsi sulle sensazioni di disagio, ovvero sui segnali che si presentano alla coscienza e che appaiono come trascurabili, fastidiosi, marginali ed irritanti, in quanto risultano incongruenti con le nostre certezze (vedi regola nr. 5).
Per quanto riguarda la gestione creativa dei conflitti la Sclavi sostiene che tale gestione si basa sull’ascolto attivo e “da per scontato” che gli interlocutori hanno cornici di riferimento diverse e che quindi tutti hanno ragione.
Il giudice saggio
L’esempio del “giudice saggio” è molto significativo: un giudice è di fronte a due litiganti. Ascolta il primo con grande concentrazione ed attenzione e una volta terminata la spiegazione delle sue ragioni gli dice: “Hai ragione!”. Ascolta poi il secondo sempre molto concentrato ed attento e una volta terminata la spiegazione delle sue di ragioni gli dice: “Hai ragione!”. A questo punto si alza una persona dal pubblico e dice: “Eccellenza, non possono avere ragione entrambi!” Ed il giudice gli risponde: “Hai ragione anche tu!” (vedi ancora regola nr. 3).
L’autrice sostiene che, invece di fermarsi al confronto delle posizioni che le parti hanno deciso di rivendicare, l’esperto di gestione creativa dei conflitti deve concentrarsi sui loro interessi, cioè sul motivo che li ha spinti a prendere tale posizione. La creatività sta proprio nel fatto di cercare, tra le varie soluzioni possibili, quella che riesce a soddisfare tutti. Questa soluzione rappresenta un cambiamento2 in quanto l’approccio creativo è la terza opzione rispetto agli approcci dominanti della nostra società che sono morbido-remissivo oppure duro-intransigente (vedi regola nr. 6).
Per quanto riguarda la regola nr. 1 (che non è stata menzionata precedentemente) il suo significato è molto chiaro: avere fretta di giungere alle conclusioni non può essere una buona via per applicare l’ascolto attivo. Arrivare in fretta alle conclusioni vuol dire dare dei giudizi affrettati e il giudizio non deve fare parte in alcun modo del processo di ascolto, sia in ambito professionale che anche nella vita privata. Va da se che è umano avere e crearsi un’idea di una situazione, l’importante è sospendere il giudizio attraverso un’azione volontaria, cioè attraverso la consapevolezza.
Coaching e PNL: due strumenti indispensabili al cambiamento
Ho voluto proporre questa autrice perché ritengo il suo studio davvero interessante proprio perché permette di uscire dagli schemi che limitano il nostro modo di ascoltare se stessi e l’altro. L’ascolto, quello vero, è diventato orami un’arte che va coltivata e mai presa superficialmente. Il Coaching e la PNL (Programmazione Neuro-Linguistica) sono strumenti concreti che permettono di mettersi in contatto profondo sia con noi stessi che con l’altro, dando il giusto valore alla capacità di ascoltare le emozioni dietro ad un racconto.